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Un campionario del XIX secolo

Posted by: admin / Posted on: 28 Dicembre 2007 / Category: Arredamenti & Suggerimenti d'Arredo

Il Restauratore

Questi oggetti nati sia per scopi commerciali che per scopi lucidi costituenti oggi un divertisment che suscita l’ammirazione e la ricerca da parte dei collezionisti. La loro riscoperta si può collegare alla generale rivalutazione a cui sono stata <<assoggettati>> in questi ultimi anni tutti gli oggetti che fanno parte della cosiddetta <<vita quotidiana>>, dagli abiti, ai giocattoli, ai divertisment. Eppure alle spalle dei minimobili vi è una profonda storia sociale che merita di essere analizzata con maggiore attenzione: da un lato essi furono creati da attenti artigianati che, in un epoca (a partire dal seicento) in cui non era ancora conosciuto alcun mezzo di riproduzione ad alta definizione, quale fu poi la fotografia, li usarono come tramite tra se e l’acquirente. Infatti per impressionare il ricco acquirente non erano certo sufficienti delle stampe, per quanto perfette; tutt’ altra impressione dovevano suscitare su di lui la presentazione di un <<campionario>> costituito da minimobili; con essi esso poteva immediatamente vedere dinnanzi a se l’effetto che il nuovo acquisto avrebbe fatto, in tutte le sue componenti tridimensionali. Ma accanto a quest’ aspetto prettamente commerciale se ne deve evidenziare un altro ludico che s’intreccia profondamente con il primo.

Il Restauratore

Quasi contemporaneamente al diffondersi dei minimobili si assistette all’irraggiamento sociale della bambola. Essa conosciuta fin dall’antichità (si veda a proposito la recente mostra milanese in cui, grazie al contributo di uno sponsor privato, è stato possibile restaurare una bambola d’avorio d’epoca romana), ma solo nel seicento essa perde quella componente di divisione sociale che aveva mantenuto per tutto l’antichità ed il Rinascimento (da un lato la bambola per le classi agiate vestita di pizzi ed abiti di seta e dall’altro la bambola delle classi povere) per divenire un oggetto che, grazie anche alla maggiore diffusione che la neonata borghesia le consente, un oggetto diffuso in tutte le classi sociali. La bambola già durante il Rinascimento aveva subito, grazie al generale raffinarsi del gusto, una elevazione: l’uso ricercato che di esse veniva fatto ci è tramandato dai conti delle corti che, soprattutto in Francia, presentavano delle spese assai rilevanti per l’invio di bambole di lusso. Dalla produzione artigiana e casalinga si passò assai presto a gruppi di artigiani che, a partire dai secoli XVII° e XVIII°, si dedicarono esclusivamente alla produzione di bambole. Già a partire dal Settecento esse iniziarono ad avere le loro casette, miracoli di finezza e di precisione tecnica; esse furono particolarmente frequenti nei paesi nordici, ove queste costruzioni, animate da alcuni personaggi, facevano riscontro alle composizioni dei nostri presepi. Dinnanzi a questi oggetti proviamo la medesima tenerezza che proviamo nel vedere una vetrina di abiti per bambini; un misto d’ammirazione per la perfezione con cui sono riprodotti in tutti i loro particolari.

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