Intuizioni per dire Realismo
La nascita di questo palazzo ferrarese può collocarsi nel Quattrocento, mentre la prima ristrutturazione risale ad un secolo fa. Quando fu deciso di trasformare il granaio ad abitazione probabilmente pochi riuscivano a prefigurare un risultato così convincente, nonostante la spazialità e l’altezza dell’ambiente che danno la misura dell’importanza dell’intero edificio. Dal 1976 la casa ha assunto l’aspetto attuale con una ristrutturazione attenta e fastidiosa sono state svelate e non prevaricate le indicazioni e possibilità tipologiche, considerando l’impianto originario materiale di lavoro da cui partire per articolarlo e riconnetterlo secondo un’idea precisa, mai per annullarlo o confusamente esibirlo.
Così la sezione trapezoidale con il tetto inclinato può essere tuttora goduta, anche se è stata sapientemente rielaborata con il soppalco. Travi a vista e pavimento in cotto, lucernari e grandi aperture verticali sui terrazzi; uso di porte in legno e di intonaco dipinto di bianco, scelta dei mobili continuamente correttiva a impedire che prevalesse ora l’aspetto rustico, ora quello antico o un’immagine staticamente moderna; questi ed altri tratti caratterizzano una casa senza dubbio fortunata, dove comunque l’equilibrio ricercato è frutto di paziente sapienza, come agisce colui che sa leggere altre l’apparenza e cogliere le indicazioni che il reale già contiene in attesa di essere messe in luce. La doppia altezza e il doppio livello non si perdono in confini senza definizione, ma vengono precisati dalla maglia lignea.
Allo stesso modo i mobili antichi sono valorizzati da appropriati oggetti di ornamento mentre i pezzi di design sempre con i primi si confrontano. La cassapanca nunziale cinquecentesca “confina” con il divano in pelle nera, fra gli imbottiti di linea moderna e il pranzo del secolo XVI e XVII.; alla poltrona Wassily, con la cromatura e le linee paradossalmente classiche, è affidato il compito non arduo di alleggerimento e mediazione. Sono solo esempi che però si ripetono in tutti i locali, anche nella camera da letto dove il rattan viene inserito con soddisfazione e un’impronta ottocentesca. Le lampade sono per la maggior parte attuali ma anche in questo caso si può dire proprio che il linguaggio da un risultato omogeneo. L’apprezzamento o meno di una casa non può fondarsi su un discorso di verità oggettiva perchè dipende dalle tendenze di gusto personali, ma è pur vero che quando l’intervento progettuale parte dalla comprensione e dalla non contraddizione con l’esistente, il senso di adeguatezza, di adesione alla cultura collettiva che è in ognuno di noi, diventa condizione più che sufficente per inebriarsi delle ulteriori scelte.
Quelle d’arredo qui non potrebbero essere maggiormente felici. La dolce Ferrara, dove la casa è situata, è città meravigliosa: con il suo Castello, con il Palazzo dei Diamanti, con quei pieni e quei vuoti abilmente distribuiti sul territorio. La dolce Ferrara, dove le biciclette sembrano uscire da un film storico, dove le mura circoscrivono inestimabili tesori, viene detta anche città degli innamorati. Forse perchè è più facile tenersi per mano e guardarsi negli occhi, forse perchè uno dei suoi monumenti più belli è la Palazzina Marfisa, splendida costruzione dai rapporti perfetti, residenza di questa donna libera e volitiva, affascinante e appasionata, di cui si racconta facesse strage di amanti e uscisse di notte su splendidi cavalli seminando cuori infranti.
La dolce Ferrara ha acquistato, con la ristrutturazione di questa casa, una conferma di seduzione.