IL TEATRO DELLE MEMORIE
Luci di sbieco e soffi d’aria dalle aperture,insieme alla luce.
Polvere non troppo e legni, legni foggiati, intagliati, decorati, intarsiati.
Legni disposti a terra, sulle loro quattro gambe, con braccioli e schienali, Sedili.
Platea da sempre necessariamente deserta,platea spettacolo a se stessa.
Legni appesi a decine, a centinaia, sotto il soffitto, a invisibili canapi.
Cartoni,cartoni sagomati,liste e liste appese lungo le pareti.
Archivio all’apparenza inesauribile (non c’è interesse a contare) di sedili custoditi in ogni luogo,fabbricati in ogni tempo,tutti minuziosamente rifatti,identici ai loro prototipi.
Identici tra molti sedili tra quanti,peregrinando per musei e palazzi e regge europee,hanno destato il nostro desiderio di stanchi visitatori,subito rimosso da un risvegliato rispetto per la storia,su cui residui materiali è poco dignitoso,per noi,suoi figli,poggiare le membra.
Biblioteca di modi di sedere ormai passati eppure ancora desiderati,dopo ore trascorse su un sedile riscaldato e regolabile di un automobile venuta da nord.
Biblioteca di modi di sedere che chi,in decenni,è pssato dalla storia allo sgabello del bar,ama ripercorrere.
In questa biblioteca di legni,un piccolo libro,dizionario di carta stampata dalle sue poche parole.
COPIA “Trascrizione di una pittura o stampa”,ma anche”disegno,pittura,scultura ricavata da un esemplare che lo riproduce più o meno esattamente”.
Così recitano altri dizionari e,tra i sinonimi,aggiungono:”contraffazione”.Ma contraffazione è in rapporto col commercio che di un oggetto si fa,vantandolo come originale:con l’oggetto di questo commercio rapporto non c’è,la copia non è contraffatta.”Copia” e sempre relazionato ad un lavoro manuale:una trascrizione,un disegno,un oggetto fabbricato o scolpito.
Con l’eccezione di un termine improprio,”fotocopia”,copia meccanica per la quale sarebbe opportuno usare il termine “riproduzione”.Copia,nell’uso,diviene un pò spregiativo:sinonimo di pigrizia mentale,di poca originalità.
Ciò non avviene con la scrittura,bene copiabile per eccellenza perchè,come ha notato Foucault,da secoli ormai il suo contenuto è considerato indifferente alla forma,al gesto,al connotato del segno che lo rappresenta.
Copiare scritture è considerato un atto normale,ascriviamo meriti enormi agli amanuensi delle antiche abbazie.
Copiare è considerato un atto normale perchè,indifferente il concetto alla forma della scrittura,questa copia richiede la normale abilità di uno scolaro elementare.
Quando,dunque,”copia”contiene una colorazione negativa,è perchè cerchiamo l’autentico fuori dal nostro pensiero,dentro l’oggetto.
E qui scopriamo come dieci anni di concettualismo siano passati invano per il nostro senso comune.
DIMA Non sitrova sui dizionari comuni.Termine tecnico,artigiano,escluso da una certa lingua crociana.
Dima:tramite materiale tra un progetto e un oggetto o tra due oggetti,l’uno esistentre,l’altro da riprodurre identico a questo.
La dima si usa quando la misura non c’è,non serve o fallisce.
Quando il materiale od il gesto che gli ha dato forma sfuggono alla scansione grossolana del metro.
Il rapporto della dima all’oggetto,dunque,non è razionale ma materiale e sensibile,la dima,radicalmente non appartiene all’industria ma all’artigianato.
Nel nostro caso la dima è il risultato e lo strumento di un rilievo,di un lavoro minuzioso e paziente sopra l’oggetto ed è la garante della copia fedele.
IMITAZIONE:Non è il caso nostro.Imitazikone implica una specie di grottesco sforzo creativo,inarrivabile restando il modello.
L’imitatore tenta di ricorrere coi suoi poveri e grandi mezzi,con deformazioni volute o distacchi non controllati,il progetto,non di restituire,identico,l’oggetto
L’imitazione è un inutile ricreare là dove meglio sarebbe “copiare”spesso è la scorciatoia per una modesta abilità.
Oppure appartiene alla satira.
Posato il libro,luci di sbieco,ancora,e soffi d’aria con loro.
Ognuno di questi oggetti,,di questi sedili,ha soddisfatto,in un uomo,il desiderio opposto,e simmetrico,a quello dell’ “autentico” ed “unico”.
Desideri di cui la nostra cultura,malgrado proprio per essi spesso torni a ripetersi,ha estremo pudore.
Di essi non hanno, invece,pudore quanti non hanno una “Storia” davanti.
Pensando questi sedili in legno come le copie di quelli autentici dai quali derivano,attraversa lo sguardo l’immagine di una maniacale scena teatrale.
Non più dunque l’immagine della platea come palcoscenico e surreale macchina teatrale,minuziosamente tesa a restituirci la scena come mondo reale dei suoi personaggi.
La cui splendida essenza ci dona luci di sbieco,e soffi d’aria,e silenzio:malgrado secoli di chiacchera mormorante sopra queste e quelle sedie.
Silenzio:perchè questo non è il mondo,siamo seduti a teatro.