Amicizia di eleganze ottocentesche
Un intreccio di tendenze post-imperiali è ciò che maggiormente caratterizza questo comò realizzato da Mastro Capellini di Rottofreno. Come per tutte le espressioni artistiche che hanno lasciato un’indelebile impronta in campo stilistico, anche lo stile Impero, così determinante per l’Ottocento nella sua proposta di canoni essenzialmente nuovi, ha suscitato reazioni opposte nel periodo immeditamente successivo. Ma in questo caso il passaggio da uno stile all’altro è stato mediato dallo spirito insito agli stilemi del XIX secolo: uno spirito che ha stimolato un gusto per il “revivalisrno” al punto tale da spaziare nelle epoche stilistiche e assemblare elementi diversi in una rivisitazione originale. La peculiarità nasce perciò da un’elaborazione che unisce l’imitazione all’eclettismo, realizzandosi compiutamente in creazioni particolari per le loro caratteristiche di cosciente ricapitolazione e coerente montaggio delle parti. La considerevole rottura dell’Impero con gli stili che l’avevano preceduto viene così ridimensionata e riportata a livelli di riconciliazione con il passato più recente. C’è quasi un sincronico procedere di pari passo degli eventi storici dell’epoca con le tendenze stilistiche in campo arredativo: come la rivoluzione francese e il “cesarismo” napoleonico avevano offuscato e travolto i principi etico-politici dei governi assoluti, così lo stile Impero appariva degno delle grandi idee rivoluzionarie del 1789.
Con l’età della Restaurazione le forze della conservazione ripresero potere e ristabilirono l’assetto precedente la bufera napoleonica e allo stesso modo nella storia dell’arredamento si fece sentire un ritorno al Settecento e oltre, giungendo alle soglie del Rinascimento. II periodo della Restaurazione, che vede il riaffermarsi dei Borboni sul trono di Francia, con Luigi XVIII prima, seguito da Carlo X e infine Luigi Filippo, ristabilisce, insieme poi al Secondo Impero, dal 1852 al 1870, forme e decorazioni dei
secoli passati. La reazione si fa soprattutto evidente nel rifiuto delle linee diritte, delle superfici piane, degli angoli vivi, dell’assenza di modana¬tura. La rigorosità delle forme prevalentemente cubiche di cassettoni e sècretaire la¬scia posto ad una maggior gentilezza e sinuosità: le linee tornano ad addolcirsi e ad ar¬rotondarsi, le strutture si fanno meno spigolose e slanciate per appesantirsi leggermente, assolvendo ai compiti di robustezza e solidità pretesi dalla borghesia del tempo.
Nel comò che presentiamo questi elementi trovano pie¬no riscontro: il mobile è rea¬lizzato in radica di olmo, che con le sue marezzature crea un gioco di chiaroscuri di notevole effetto. Il tema del ri¬quadro sottolinea le varie parti, incorniciando sia i cassetti, sia i pannelli laterali con l’utilizzo dei toni più caldi del palissandro, legno particolarmente apprezzato nel periodo della Restaurazione e del Secondo Impero. Una leggera filettatura in un ‘essenza più chiara pone in maggior evidenza il piacevole contrasto tra la tonalità ambrata della radica e quella più decisa del palissandro. La struttura è modulata da un continuo contrapporsi di spazi concavi e convessi, che ammorbidiscono la solidità e l’imponen¬za del pezzo: a ciò concorrono il frontale leggermente avanzato e i pannelli laterali rientranti, messi ancor più in risalto dalla definizione delle colonnine. Queste ultime, insieme all’uso del bronzo nelle maniglie dei cassetti, offrono chiaramente spunti a collegamenti con lo stile Impero, ma anche al Rinascimento, che tanto ha sfruttato i motivi architettonici delle civiltà classiche. Ed è forse l’armoniosità delle forme e la solenne robustezza della struttura a riportarci alle ispirazioni classicistiche del Cinquecento, avvalorate anche dai piedini a cipolla che sostengono il mobile. La brillantezza della lucida tura impreziosisce il pezzo, apportando un’ulteriore nota di eleganza.